La Sicilia in bocca

Passiamo una domenica italiana in Sicilia


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Sicilia

Sarò breve, sorvolerò su ciò che divide, tipo il derby di Sicilia tra arancina palermitana e arancino catanese, tra il cannolo alla ricotta della Sicilia occidentale e quello della Sicilia orientale.
Mi convertirò di volta in volta alla pasta cchi sarde e finocchietto palermitana o cchi masculini e salsa di pomodoro catanese, sulla granita ad Acireale o a Messina piuttosto che ad Agrigento.

Io, da siciliano che vive in Sicilia, non vi parlerò di ciò che gli Arabi hanno introdotto nella dolceria e pasticceria isolana. Non vi parlerò delle linguine all’astice blu che mia moglie ha sagacemente sottoposto al vaglio delle mie papille appena ieri sera. Non vi parlerò, anzi da questo momento non parlerò più.

Se non volete o potete venire in Sicilia, almeno per il momento, tuttavia provate ad immaginare ciò che è pronto a scaturire dalle ricette che Vi proponiamo. E poi vedremo se non mi venite a trovare.

E poi se parliamo del pranzo della Domenica si affacciano ricordi e sensazioni legate alla famiglia, alle mie Regine della famiglia. Mia nonna era una donna dell’ottocento. Forte come un toro, dolce come una cassata. Portò avanti nove figli in un’epoca in cui non c’era la lavatrice. Per l’esattezza occorre dire che in casa non c’era neanche l’acqua, che bisognava andare a prendere alla fontanella della strada. 

Mi riferisco all’epoca ante e immediatamente post secondo conflitto mondiale perché il primo (quello del 15-18) se l’era trascorso all’ombra di un marito ufficiale d. c. del Regio Esercito. Ma le polpette che faceva al sugo! Io me la ricordo la nonna coi suoi pranzi nelle ricorrenze, con buona parte dei suoi figli e nipoti attorno all’imponente tavolo da pranzo. Che dire? Che quei profumi non ci sono più? Io ho il ricordo della caponata stampato qui, indelebile, tanto che così la faccio tuttora.

E mia mamma che da ragazza abitava a Bari in via Dante 408... cosa della quale ella si faceva gran vanto. Chissà perché? Lei aveva portato in dote la sfacciata fragranza della cucina pugliese: cime di rape, lambascioni, tiedda riso e cozze…

E infine mia moglie che non ha imparato da sua madre, ma che cucina con amore. Ne ha tanto, così tanto, che pur riversandone tanto su di me gliene avanza abbastanza da metterlo in ciascuna cosa che fa. Senza umiltà... ma che importanza ha? Mi sono appena accorto di aver parlato delle Donne della mia vita... ma non penso di essere poi andato tanto fuori tema.

(santo pennisi in sicilia)

Santo Pennisi   
Masseria Sciarra

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