Nero di Puglia

La naturale vocazione della Puglia all'autenticità enologica


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Puglia

Se in estate rappresenta una meta turistica top (e lo dice anche il New York Times), per tutto l’anno i suoi pregiati vini si prestano a molteplici occasioni per scaldare cuori e palati di tutto il mondo: parliamo della Puglia e della sua naturale vocazione all’autenticità enologica.

“La Puglia è un continente. Montagnosa e rurale nel Subappennino dauno, rocciosa e arcaica nel promontorio garganico, si stende in una piana frumentosa nel Tavoliere, si fa siccitosa sulla Murgia, olivicola e mercantile sul mare, per diventare di sughero e neve a sud del capoluogo e tornare friabile e aspra nel Salento”.

Quali parole più esaustive di quelle dello scrittore e giornalista italiano Raffaele Nigro, per riassumere le caratteristiche geografiche di una regione unica come la Puglia?
Un lembo di terra che s’incunea dolcemente nel Mar Mediterraneo, e si sviluppa su una superficie lunga oltre 400km, con pochi rilievi e tanta pianura a definirne i confini con il cielo.
In un territorio così vasto e mutevole, dai comuni alle campagne si snoda una varietà di culture, dialetti, usanze e tradizioni differenti, che molto hanno a che fare non solo con la gastronomia, ma anche con la viticoltura.

Non a caso, la Puglia è regione fortemente ancorata ai suoi vitigni autoctoni.
Questi non donerebbero gli stessi frutti se coltivati in luoghi non baciati dallo stesso sole, che insieme alle peculiarità dei terreni locali donano a viti e vini con spiccate doti di riconoscibilità.

A partire dai grandi rossi che rappresentano questa regione in tutto il mondo, ottenuti da vitigni a bacca nera fra i quali, tra i più famosi, vi sono il Primitivo, il Negroamaro ed il Nero di Troia; ma senza tralasciare l’importanza e la qualità dei vini bianchi, dal Verdeca al Moscato di Trani, dal Bombino bianco al Fiano.

Conosciuti in Italia e all’estero, profondamente diversi fra loro per caratteristiche ampelografiche e viticole, i vitigni autoctoni dei rispettivi territori coincidono in un sottile gioco di richiami dei sensi, alcuni dei quali ancora inesplorati e dallo straordinario fascino tutto da assaporare.

I vigneti pugliesi, infatti, sono molto caratterizzati geograficamente: i rilievi del nord-ovest, i suoli ferrosi o calcarei, le escursioni termiche degli altipiani o le pianure assolate creano microclimi e condizioni differenti per la migliore espressione di ciascuna varietà, e costituiscono dei microcosmi da scoprire attraverso profumi, sapori, atmosfere e tipicità.

PUGLIA IMPERIALE

Dalle colline del Subappenino Dauno, fino al nord di Bari, quello della Puglia Imperiale è uno dei percorsi più affascinanti della regione. Numerosi castelli fanno da maestose sentinelle lungo l’affascinante tratto che ricalca i passi di Federico II di Svevia, imperatore che amò questo territorio e lo scelse come propria dimora. Il maggior esempio di questa eredità storica è il trecentesco maniero ottagonale di Castel del Monte, protetto dall’UNESCO, che dà il nome ad una DOC del territorio e a ben tre DOCG.

Nero di Troia

Re dei vitigni che si estendono in quest’area, l’uva di Troia è un vitigno a bacca nera autoctono pugliese, detto anche Nero di Troia dato l’alto contenuto in polifenoli, che conferiscono alle bacche ma ancor più al vino un colore rubino intenso, che a volte può sembrare “nero”. Vino caratterizzato dai sentori tannici, fino a quindici anni fa lo si proponeva in blend con altre varietà, soprattutto con il Montepulciano, per rimediare alle spigolosità. Negli ultimi anni, però, sono partite diverse produzioni di Nero di Troia in purezza che colpiscono per l’eleganza al palato.

VALLE D’ITRIA 

Le origini più remote della cultura pugliese si scoprono scendendo più a sud, dove si individuano non solo località di mare tra le più rinomate, ma anche un’area interna che gode di un turismo fiorente: l’elegante Valle d’Itria. Il suo paesaggio è definito dalle case di mura bianche, dai trulli, e non per ultimi da tanti piccoli appezzamenti di vigneti, delimitati dai caratteristici muretti a secco e dagli uliveti. Da sempre sono due le varietà principali che vi si coltivano, Verdeca e Bianco d’Alessano che sono alla base delle due Dop principali del territorio, Martina Franca e Locorotondo.

Verdeca

È fortemente allevato in quest’area, depressione carsica che si innesta nel cuore delle tre province di Bari, Brindisi e Taranto. In passato era destinato principalmente alla produzione di vini liquorosi tipici della zona e vermouth: già nel 1629 il nome “Verdeca di Gravina” era citato nel trattato della vite e del vino dell’autore pugliese Prospero Rendella. Dà luogo a vini fruttati e floreali al contempo, caratterizzati anche da riflessi cromatici verdolini cherisaltano nel predominante giallo paglierino, proposti sia in blend con altre tipologie che in purezza.

MURGE

Le Murge (dal latino murex, che significa murice, con il significato di “roccia aguzza”) sono un altopiano di forma quadrangolare, situato nella Puglia centrale. All’interno di questo vasto territorio si possono individuare tre differenti sottozone. L’Alta Murgia è la porzione nord al confine con la Basilicata, dove si insediano due importanti centri della viticoltura, Minervino Murge a Gravina di Puglia, dove le produzioni sono variegate e contemplano anche il Primitivo, che si trasforma in vino di grande importanza, intensità e complessità, ormai conosciuto in ogni parte del mondo.

Primitivo

La storia di questo vitigno si perde nella notte dei tempi. Giunse in Puglia 2000 anni fa, in tutta probabilità grazie agli Illiri, popolo della regione balcanica dedito alla coltivazione della vite, ed iniziò ad essere commercializzato in tutto il Mediterraneo già dai Fenici. Non solo le Murge, ma anche l’area di Manduria (TA) è rinomata per la presenza di numerose cantine produttrici delle migliori bottiglie di Primitivo. Il sole è fondamentale per il suo “nutrimento” in campo, per dar luogo a vini corposi e dal tasso alcolico accentuato.

SALENTO

Rappresenta il “tacco d’Italia”, l’ultima estensione a sud-est della penisola, divisa tra i panorami rocciosi dell’Adriatico e le distese di sabbia dello Ionio. Sui terreni calcarei e argillosi, per lo più pianeggianti, che abbracciano l’intera provincia di Lecce ed alcune porzioni di quelle di Taranto e Brindisi, il Salento vanta la presenza della più alta concentrazione di vini DOC della regione. Il Negroamaro è senza dubbio il vitigno simbolo per eccellenza di quest’area. L’Aleatico, la Malvasia nera di Brindisi e di Lecce sono altri vitigni fortemente identificativi del territorio.

Negroamaro

L’origine del nome di questo vitigno autoctono a bacca nera, allevato quasi esclusivamente in Puglia, consiste nell’accostamento dei due termini “nero” e “amaro”, che sintetizzano le due caratteristiche fondamentali del vino che se ne ricava. Vinificato sia in purezza che in blend, si adatta anche alla produzione di intensi vini rossi ma anche di pregiate tipologie divino rosato, spesso erroneamente considerati vini di seconda categoria, da sempre molto amati in territorio pugliese. Anche il nome del celebre gruppo musicale italiano s’ispira proprio a questo vitigno!

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