Carciofo Romanesco del Lazio IGP
Carciofo Romanesco del Lazio IGP: orgoglio della tradizione laziale.

Dettagli
Tipologia
orto legumi
Regione
Lazio
Denominazione
I.G.P.
Le caratteristiche
Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP presenta capolini di forma sferica, compatta, con il caratteristico foro all'apice,di dimensioni grandi, bratte esterne di colore verde con sfumature violette ad apice arrotondato. Il peduncolo è medio o lungo di grosso spessore.
La storia
Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP pare abbia origini antichissime: si pensa si consumasse comunemente già al tempo dell'antica civiltà egizia. Tuttavia, le raffigurazioni parietali di alcune tombe della necropoli etrusca a tarquinia ne fanno ipotizzare l'origine in tale periodo. le prime notizie certe sulla coltivazioni risalgono al XV secolo, quando dalla zona di Napoli, il carciofo si diffuse in Toscana, Caterina de Medici era una grande consumatrice ed estimatrice.
La produzione
Per coltivare il Carciofo Romanesco del Lazio IGP il terreno deve essere sottoposto ad un’accurata preparazione, che prevede l’interramento di concimi e un livellamento della superficie. Per la costituzione di nuove carciofaie possono essere utilizzate piantine con pane di terra oppure “carducci” (germogli che si formano dalle radici), che sono messi a dimora da agosto ad ottobre. La carciofaia è mantenuta in coltivazione per non più di quattro anni, con un avvicendamento triennale della coltura. La raccolta si effettua a mano, tagliando obliquamente i gambi a circa 15-18 cm dal terreno. Inizia a gennaio e può protrarsi fino a maggio. Tuttavia, il periodo ottimale è quello compreso tra inizio marzo e fine aprile. Raccogliendo il carciofo nel momento giusto, si impedisce la formazione di un’eccessiva peluria interna all’infiorescenza.
L'utilizzo in cucina
Il Carciofo Romanesco del Lazio IGP andrebbe consumato appena comprato. Prodotti dalla grande versatilità, questi ortaggi possono essere gustati in diversi modi: alla romana, alla giudia, ala siciliana, fritto. Quando sono giovani e teneri, invece, è consigliato mangiarli crudi, tagliati a fettine, conditi con olio, limone e qualche foglia di menta, magari in abbinamento a scaglie di parmigiano.
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